Pubblichiamo un intervento di Alex Zanotelli: si tratta di una denuncia riguardante l’incalzante economia di guerra che, proprio qui in Italia, sta passando nel silenzio generale. Con quale coraggio si vuole celebrare un Natale di pace quando domina un’economia di guerra?
Sono indignato davanti a quest’Italia che si sta sempre più militarizzando. Lo vedo proprio a partire dal Sud, il territorio economicamente più disastrato d’Europa, eppure sempre più militarizzato. Nel 2015 è stata inaugurata a Lago Patria(parte della città metropolitana di Napoli) una delle più importanti basi NATO d’Europa , che il 5 settembre scorso è stata trasformata nell’Hub contro il terrorismo (centro di spionaggio per il Mediterraneo e l’Africa). Sempre a Napoli, la famosa caserma della Nunziatella è stata venduta dal Comune di Napoli per diventare la Scuola Europea di guerra, così vuole la Ministra della Difesa F. Pinotti. Ad Amendola (Foggia) è arrivato lo scorso anno il primo cacciabombardiere F-35 armabile con le nuove bombe atomiche B 61-12. In Sicilia, la base militare di Sigonella (Catania) diventerà nel 2018 la capitale mondiale dei droni. E sempre in Sicilia, a Niscemi (Trapani) è stato installato il quarto polo mondiale delle comunicazioni militari, il cosidetto MUOS. Mentre il Sud sprofonda a livello economico, cresce la militarizzazione del territorio. (Non è per caso che così tanti giovani del Sud trovino poi rifugio nell’Esercito italiano per poter lavorare!)
Ma anche a livello nazionale vedo un’analoga tendenza: sempre più spese in armi e sempre meno per l’istruzione, sanità e welfare. Basta vedere il Fondo di investimenti del governo italiano per i prossimi anni per rendersene conto. Su 46 miliardi previsti, ben 10 miliardi sono destinati al Ministero della Difesa : 5.3 miliardi per modernizzare le nostre armi e 2.6 per costruire il Pentagono italiano ossia un’unica struttura per i vertici di tutte le nostre forze armate, con sede a Centocelle (Roma).
L’Italia infatti sta investendo sempre più in campo militare sia a livello nazionale, europeo ed internazionale. L’Italia sta oggi spendendo una barca di soldi per gli F-35, si tratta di 14 miliardi di euro!
Questo, nonostante che la Corte dei Conti abbia fatto notare che ogni aereo ci costerà almeno 130 milioni di euro contro i 69 milioni previsti nel 2007. Quest’anno il governo italiano spenderà 24 miliardi di euro in Difesa, pari a 64 milioni di euro al giorno. Per il 2018 si prevede un miliardo in più.
Ma è ancora più impressionante l’esponenziale produzione bellica nostrana: Finmeccanica (oggi Leonardo) si piazza oggi all’ 8° posto mondiale. Lo scorso anno abbiamo esportato per 14 miliardi di euro, il doppio del 2015! Grazie alla vendita di 28 Eurofighter al Kuwait per otto miliardi di euro, merito della ministra Pinotti, ottima piazzista d’armi. E abbiamo venduto armi a tanti paesi in guerra, in barba alla legge 185 che ce lo proibisce. Continuiamo a vendere bombe, prodotte dall’azienda RMW Italia a Domusnovas (Sardegna), all’Arabia Saudita che le usa per bombardare lo Yemen, dov’è in atto la più grave crisi umanitaria mondiale secondo l’ONU. (Tutto questo nonostante le quattro mozioni del Parlamento Europeo!) L’Italia ha venduto armi al Qatar e agli Emirati Arabi con cui quei paesi armano i gruppi jihadisti in Medio Oriente e in Africa (noi che ci gloriamo di fare la guerra al terrorismo!). Siamo diventati talmente competitivi in questo settore che abbiamo vinto una commessa per costruire quattro corvette e due pattugliatori per un valore di 40 miliardi per il Kuwait.
Non meno preoccupante è la nostra produzione di armi leggere : siamo al secondo posto dopo gli USA! Sono queste le armi che uccidono di più! E di questo commercio si sa pochissimo.
Quest’economia di guerra sospinge il governo italiano ad appoggiare la militarizzazione della UE. E’ stato inaugurato a Bruxelles il Centro di pianificazione e comando per tutte le missioni di addestramento, vero e proprio quartier generale unico. Inoltre la Commissione Europea ha lanciato un Fondo per la Difesa che a regime svilupperà 5,5 miliardi di investimento l’anno per la ricerca e lo sviluppo industriale nel settore militare. Questo fondo, lanciato il 22 giugno, rappresenta una massiccia iniezione di denaro pubblico nell’industria bellica europea. Sta per nascere la” PESCO-Cooperazione strutturata permanente” della UE nel settore militare (la Shengen della Difesa!). “Rafforzare l’Europa della Difesa – afferma la Mogherini, Alto Rappresentante della UE, per gli Affari Esteri- rafforza anche la NATO”.
La NATO, di cui la UE è prigioniera, è diventata un mostro che spende 1000 miliardi di dollari in armi all’anno. Trump chiede ora ai 28 paesi membri della NATO di destinare il 2% del Pil alla Difesa. L’Italia destina oggi 1,2 % del Pil per la Difesa. Gentiloni e la Pinotti hanno già detto di Sì al diktat di Trump. Così l’Italia arriverà a spendere100 milioni al giorno in armi. Così la NATO trionfa,mentre è in forse il futuro della UE. Infatti è la NATO che ha forzato la UE a creare la nuova frontiera all’Est contro il nuovo nemico, la Russia, con un imponente dispiegamento di forze militari in Ucraina, Polonia, Romania, Bulgaria, in Estonia, Lettonia e con la partecipazione anche dell’Italia. La NATO ha stanziato 17 miliardi di dollari per lo “Scudo anti-missili.” E gli USA hanno l’intenzione di installare in Europa missili nucleari simili ai Pershing 2 e ai Cruise (come quelli di Comiso). E la Russia sta rispondendo con un altrettanto potente arsenale balistico.
Fa parte di questo piano anche l’ammodernamento delle oltre duecento bombe atomiche B-61, piazzate in Europa e sostituite con le nuove B 61-12 . Il Ministero della Difesa ha pubblicato in questi giorni sulla Gazzetta Ufficiale il bando di costruzione a Ghedi (Brescia) di nuove infrastrutture che ospiteranno una trentina di F-35 capaci di portare cadauno due bombe atomiche B61-12. Quindi solo a Ghedi potremo avere sessantina di B61-12 , il triplo delle attuali! Sarà così anche ad Aviano? Se fosse così rischiamo di avere in Italia una forza atomica pari a 300 bombe atomiche di Hiroshima! Nel silenzio più totale!
Mai come oggi, ci dicono gli esperti, siamo vicini al ‘baratro atomico’. Ecco perché è stato provvidenziale il Trattato dell’ONU, votato il 7 luglio scorso, che mette al bando le armi nucleari. Eppure l’Italia non l’ha votato e non ha intenzione di votarlo.E’ una vergogna nazionale.
Siamo grati a papa Francesco per aver convocato un incontro, lo scorso novembre, in Vaticano sul nucleare, proprio in questo grave momento in cui il rischio di una guerra nucleare è alto e per il suo invito a mettere al bando le armi nucleari.
Quello che non riesco a capire è l’incapacità del movimento della pace a mettersi insieme e scendere in piazza a urlare contro un’Italia e Unione Europea che si stanno armando sempre di più, davanti a guerre senza numero, davanti a un mondo che rischia l’olocausto nucleare. Eppure in Italia c’è una straordinaria ricchezza di gruppi, comitati, associazioni, reti che operano per la pace. Ma purtropo ognuno fa la sua strada.
E come mai tanto silenzio da parte dei vescovi italiani? E che dire della parrocchie, delle comunità cristiane che si apprestano a celebrare la nascita del “Principe della Pace?”
“Siamo vicini al Natale – ci ammonisce papa Francesco – ci saranno luci, ci saranno feste, alberi luminosi, anche presepi…tutto truccato: il mondo continua a fare guerra!”
Oggi più che mai c’è bisogno di un movimento popolare che contesti radicalmente questa economia di guerra.
Alex Zanotelli
Riportiamo alcune dichiarazioni rilasciate da Alex Zanotelli nella puntata trasmessa venerdì 4 agosto di ‘In onda’, su La 7 (noi riprendiamo il testo da http://it.blastingnews.com). L’intervista riguardava gli sviluppi di questi ultimi giorni circa gli sbarchi dei profughi e la campagna in corso contro le ONG. Ecco alcune parti salienti di ciò che è stato detto.
Sui migranti un giorno diranno di noi quello che noi diciamo dei nazisti e della Shoah
Alex Zanotelli ha esordito dicendo: “Mi dispiace vedere che questo attacco alle ONG che si sta ripetendo in tutta Europa è funzionale a tutto un discorso che ha il sottofondo del razzismo. C’è tutto un sottofondo che sta emergendo e non ho problemi a dire che il razzismo sta crescendo. Questo fa chi si esprime mettendo sospetti sulle ONG, le quali invece tentano di fare un lavoro che gli Stati europei dovrebbero fare. In questo Mediterraneo ci sono seppellite più 50.000 persone. Penso che un giorno diranno di noi di quello che noi diciamo della Shoah e dei nazisti, perché abbiamo assistito a questo scempio incredibile. E’ ora che ci svegliamo e prendiamo un’iniziativa”.
Abbiamo costretto l’Africa ad accordi che porteranno ancora più fame: ci saranno altri 50 milioni di profughi
Poi Zanotelli ha proseguito, commentando una recente dichiarazione di Matteo Renzi: “A me è spiaciuto leggere che Renzi sia andato a prendere dalla Lega la frase ‘aiutiamolo a casa loro’. Ma magari li aiutassimo a casa loro, ma come può un governo come quello italiano dire questo dopo aver tagliato i fondi alla cooperazione, che è ai minimi termini. Non solo: facciamo una politica che è quella dei nostri affari, delle banche, dell’ENI e di Finmeccanica. Il problema è politico: noi come Italia ed Europa stiamo strozzando l’Africa con gli EPA (Economic Partnership Agreement), ovvero accordi forzati sull’Africa, che non li voleva, con i quali obbligheremo i paesi africani a togliere i dazi, mentre la nostra agricoltura è sovvenzionata da 50 miliardi di euro all’anno. Saremo capaci di svendere i nostri prodotti in Africa, ma gli africani non potranno competere e faranno la fame. Dopo ci sarà certamente molta più fame di prima. Io cito l’ONU e dico che entro il 2050 i 3/4 dell’Africa sarà non abitabile e l’ONU si aspetta 250 milioni di profughi climatici, di cui 50 milioni dalla sola Africa. Queste sono le prospettive che dobbiamo aspettarci. O il mondo diventa più solidale o saremo destinati a sbranarci vicendevolmente”.
Vogliono screditare le ONG, non possiamo fermare migranti consegnandoli a carnefici: è da criminali
“L’obiettivo è screditare le ONG e fa parte di un clima generale che c’è in Europa di chi non vuole accogliere i migranti, sono mesi e mesi che ciò sta accadendo. Eppure su 70 milioni di migranti nel mondo buona parte neanche viene da noi, l’86% resta nel sud del mondo. Dovremmo vergognarci. Un passaggio importante è quello libico: non abbiamo ancora imparato come Italia che dobbiamo starcene lontani dalla Libia? I libici ci odiano a morte, noi abbiamo sulla coscienza un colonialismo terribile, durante l’occupazione abbiamo fucilato e impiccato 100.000 libici, poi abbiamo fatto una guerra contro Gheddafi che doveva essere amico di Berlusconi. Ma davvero dobbiamo inviare navi adesso e pensare che possiamo fermare i migranti consegnandoli a dei carnefici? A me viene in mente la parola ‘criminali’. Dobbiamo solo vergognarci come europei e come italiani per quello che sta accadendo”.
L’Italia ha le sue responsabilità: sta vendendo armi a tutti
Infine Zanotelli ha precisato: “Il fatto che si salga su una nave e si controlli è normale, uno Stato fa il suo dovere, il problema non è quello. Ma dobbiamo difendere assolutamente la gente che muore in mare. E non illudiamoci che si fermeranno, perché continueranno ad arrivare da tutte le parti. Abbiamo dato 6 milioni di euro ad Erdogan per fermare 3 milioni di siriani, ma loro, finita la guerra, vorranno tornare nella loro patria: non è che scappano a cuor leggero. Ma perché noi come italiani non ci domandiamo quali sono le nostre responsabilità in queste guerre visto che stiamo vendendo le armi a tutti?”. Zanotelli ha poi concluso: “Io sono perplesso perché stanno cercando di screditare chi prova a dare una mano del Mediterraneo”.
Agosto sta volgendo al termine e con lui questa estate. Come è andata dal punto di vista dell’attenzione al sociale? E’ stata “un’arida bianca stagione”, commenta lapidario Alex Zanotelli in quest’articolo (che riprendiamo dal sito www.ildialogo.org). Un altro contributo per riflettere su profughi, migranti, richiedenti asilo e l’inarrestabile decadenza (quest’ultima sarà anche una parola desueta ma fatichiamo a trovarne una più adatta) europea.
E’ con queste parole che il noto poeta sudafricano, B. Breytenbach,dipingeva il regime dell’apartheid.
In questa torrida estate non ho altre parole migliori per descrivere quest’Europa, sotto l’impietosa dittatura delle banche,incapace di perdonare il debito greco e di accogliere i ‘naufraghi’ dello sviluppo!
L’intervento di Alex Zanotelli che potete leggere qui sotto tocca molto da vicino la sua attività di missionario, ma al contempo tratta di questioni che interessano tutti, perchè riguarda il modo in cui i personaggi che ci governano gestiscono le relazioni con altri popoli, spacciando per cooperazione e sostegni umanitari mere speculazioni affaristiche. Per sottoscrivere l’appello di Zanotelli andare qui.
In questi giorni è in discussione alla Camera, in seconda lettura, il disegno di legge “Disciplina generale sulla cooperazione per lo sviluppo”, approvata dal Senato il 25 giugno con 201 voti favorevoli (PD, Scelta Civica, Nuovo Centro Destra, 5 Stelle e Fi-Pdl), 15 astenuti (Lega e Misto-Sel) e nessun voto contrario.
Come abbiamo fatto in altre occasioni, proponiamo anche questa volta il seguente appello lanciato da Alex Zanotelli, invitando alla sottiscrizione. Riguarda in questo caso la politica aggressiva attuata dall’Unione Europea per costringere i paesi dell’Africa, dei Caraibi e del Pacifico a firmare gli EPA (Economic Partnership Agreements – Accordi di partenariato economico). Sono accordi di cui ignoriamo sia l’esistenza che i possibili effetti distruttivi per i popoli di questi paesi.
“Sia il vostro linguaggio: sì, sì; no, no; il superfluo procede dal maligno”. Così leggiamo nel Vangelo di Matteo (5, 37). E’ un impegno diretto ed esplicito che va contro ogni bizantinismo, ogni avvitamento del linguaggio su sè stesso; sia ricorrendo a un lessico burocratico tanto freddo quanto incomprensibile o a forme espressive “colte” (o presunte tali: il latinorum di don Abbondio…) o, ancora, a glosse prive di costrutto che anziché illuminare gettano solo ombra e caligine. Per questo sottoscriviamo, e invitiamo vivamente a farlo, l’appello di Alex Zanotelli che riprendiamo dal sito www.ildialogo.org.
Diamo spazio all’appello promosso dal Forum anti-razzista della Campania (primo firmatario p. Alex Zanotelli) sullo Ius soli/Diritto di cittadinanza, invitando a leggerlo, sottoscriverlo (collegandosi a questo link: http://www.ildialogo.org/appelli/indice_1370695991.htm) e, se possibile, a diffonderlo. Non aggiungiamo commenti di sorta perchè ci paiono superflui, rispetto a quanto già scritto nell’appello.
Il Forum anti-razzista della Campania è grato alla neo-ministra dell’integrazione, Cécile Kyenge, di aver proposto all’opinione pubblica italiana il tema della cittadinanza italiana, per tutti coloro che sono nati sul suolo italiano, il cosidetto principio dello ius soli. Il Forum è fiero che , per la prima volta in un governo italiano, ci sia una ministra di origine africana, Cécile Kyenge. E’ un evento storico per il nostro paese.
Per il Forum, il principio dello ius soli è una questione di civiltà ed è uno snodo cruciale per il futuro dell’Italia. Si tratta, fra l’altro, di 600 mila ragazzi/e, nati in Italia da genitori stranieri e che vivono nel limbo dei diritti umani. E’ da vent’anni che si discute su questo tema in questo paese, senza mai arrivare a nulla!
Ci sono decine di proposte di legge che giacciono negli uffici del Parlamento. La più avanzata è quella portata avanti dalla campagna: ”L’Italia sono anch’io”, sostenuta da 230 mila firme, che prevede l’applicazione del principio ius soli . Il comitato promotore “L’Italia sono anch’io”, si è incontrato il 3 maggio scorso con la Presidente della Camera, Laura Boldrini, che si è impegnata a calendarizzare la discussione su questa proposta di iniziativa popolare.
Per questo siamo grati alla ministra Cécile Kyenge di aver riaperto il dibattito sullo ius soli. Un dibattito che ha scatenato subito il putiferio con toni razzisti e fascistoidi da far rabbrividire. Esprimiamo totale solidarietà alla ministra Kyenge per gli attacchi razzisti di cui è stata oggetto. Purtroppo dobbiamo constatare che il razzismo è un fenomeno in crescendo nel nostro paese.
Per questo sentiamo il bisogno di rilanciare oggi un dibattito pubblico su questo tema così fondamentale: il diritto di cittadinanza italiana per chi nasce sul suolo italiano, un principio già praticato in molti altri paesi. Perché tanta difficoltà ad accettarlo in Italia?
Il Forum antirazzista vuole promuovere un largo dibattito sullo ius soli nella regione Campania e in questa città di Napoli che ospita tanti giovani nati qui , ma che non sono cittadini italiani.
Ci appelliamo al mondo universitario e della ricerca perché riprenda in mano questo tema in dibattiti pubblici e conferenze.
Ci appelliamo al mondo della cultura: scrittori, artisti, musicisti, attori perché sostengano attraverso il loro lavoro il tema dello ius soli.
Ci appelliamo al mondo della scuola perché gli insegnanti con gli studenti approfondiscano i temi della cittadinanza e dell’interculturalità.
Ci appelliamo alle Chiese e alle diverse fedi perché evidenzino che siamo tutti figli di un unico Padre.
Soprattutto chiediamo a tutti (singoli e gruppi) di mettersi insieme per fare rete e così avere più forza per pesare sulle istituzioni e sul governo.
Per questo chiediamo a tutti i cittadini campani di firmare questo appello , memori di quelle parole di Nelson Mandela: ”La libertà non è solo spezzare le proprie catene, ma anche vivere in modo da rispettare e accrescere la libertà degli altri. La nostra fede nella libertà deve essere ancora provata”.
Forum Antirazzista della Campania
Riportiamo l’appello lanciato da p. Alex Zanotelli dal titolo: TANGENTI SULLA VENDITA D’ ARMI : QUANTO VA AI PARTITI? L’appello si propone due scopi dichiarati: 1) Una richiesta al parlamento affinchè istituisca una commissione incaricata di investigare la connessione tra vendita d’armi e politica che elimini il Segreto di Stato su tali intrecci. 2) Un appello a tutti i gruppi, associazioni, reti, impegnati per la pace, a mettersi insieme, a creare un Forum nazionale come è stato fatto per l’acqua. Per sottoscrivere tale appello (vivamente invitiamo i nostri lettori a farlo) si può cliccare sul seguente link: http://www.ildialogo.org/appelli/indice_1314206334.htm Ecco qui sotto il testo integrale.
L’inchiesta giudiziaria della Procura di Napoli su Finmeccanica, il colosso italiano che ingloba una ventina di aziende specializzate nella costruzione di armi pesanti, mi costringe a porre al nuovo governo Letta e al neo-eletto Parlamento alcune domande scottanti su armi e politica. Questa inchiesta, condotta dai pm. V. Piscitelli e H. John Woodcock della Procura di Napoli (ora anche da altre Procure), ci obbliga a riaprire un tema che nessuno vuole affrontare: che connessione c’è tra la produzione e vendita d’armi e la politica italiana? E’ questo uno dei capitoli più oscuri della nostra storia repubblicana.
Le indagini della Procura di Napoli hanno già portato alle dimissioni nel 2011 del presidente e dell’amministratore delegato di Finmeccanica, Pier Francesco Guarguaglini, nonché di sua moglie, Marina Grossi, amministratrice delegata di Selex Sistemi Integrati , una controllata di Finmeccanica. Anche il nuovo presidente di Finmeccanica, G.Orsi, è stato arrestato il 12 febbraio su ordine della Procura di Busto Arsizio e verrà processato il 19 giugno, per la fornitura di 12 elicotteri di Agusta Westland al governo dell’India, del valore di 566 milioni di euro, su cui spunta una tangente di 51 milioni di euro. Sale così di un gradino l’inchiesta giudiziaria per corruzione internazionale e riciclaggio che ipotizza tangenti milionarie ad esponenti politici di vari partiti.
Nell’altra indagine della Procura di Napoli spunta una presunta maxitangente di quasi 550 milioni di euro (concordata, ma mai intascata) su una fornitura di navi fregate Fremm al Brasile ,del valore di 5 miliardi di euro. Per questa indagine sono indagati l’ex-ministro degli Interni, Claudio Scajola e il deputato PDL M. Nicolucci .
Un’altra ‘commessa’ sotto inchiesta da parte della Procura di Napoli riguarda l’accordo di 180 milioni di euro con il governo di Panama per 6 elicotteri e altri materiali su cui spunta una tangente di 18 milioni di euro. Per questo, il 23 ottobre il direttore commerciale di Finmeccanica, Paolo Pozzessere è finito in carcere.
La Procura sta indagando anche su una vendita di elicotteri all’Indonesia su cui spunta ‘un ritorno’ tra il 5 e il10%.
E’ importante sottolineare che il 30% delle azioni di Finmeccanica sono dello Stato Italiano.
Dobbiamo sostenere la Procura di Napoli ,di Busto Arsizio e di Roma perché possano continuare la loro indagine per permetterci di capire gli intrecci tra il commercio delle armi e la politica.
Noi cittadini abbiamo il diritto di sapere la verità su questo misterioso intreccio. E’ in gioco la nostra stessa democrazia. Soprattutto ora che l’Italia sta investendo somme astronomiche in armi. Secono il SIPRI di Stoccolma, l’Italia, nel 2012, ha speso 26 miliardi in Difesa a cui bisogna aggiungere 15 miliardi di euro stanziati per i cacciabombardieri F-35.
Ecco perché diventa sempre più fondamentale capire la connessione fra armi e politica.
E’ stata questa la domanda che avevo posto al popolo italiano come direttore della rivista Nigrizia negli anni ‘85-’87, pagandone poi le conseguenze.
All’epoca avevo saputo che alla politica andava dal 10 al 15 per cento, a seconda di come tirava il mercato.
Tutti i partiti avevano negato questo.
Noi cittadini italiani abbiamo il diritto di sapere se quella pratica è continuata in questi ultimi 20 anni. In questi anni l’industria bellica italiana è cresciuta enormemente. Abbiamo venduto armi, violando tutte le leggi, a paesi in guerra come Iraq e Iran e a feroci dittature da Mobutu a Gheddafi, che hanno usato le nostre armi per reprimere la loro gente.
Noi chiediamo al governo Letta e ai neo-eletti deputati e senatori di sapere la verità sulle relazioni tra armi e politica.
Per questo chiediamo che venga costituita una commissione incaricata di investigare la connessione tra vendita d’armi e politica. Non possiamo più accettare che il Segreto di Stato copra tali intrecci!
Ci appelliamo a voi, neodeputati e neosenatori ,perché abbiate il coraggio di prendere decisioni forti, rifiutandovi di continuare sulla via della morte(le armi uccidono!) e così trovare i soldi necessari per dare vita a tanti in mezzo a noi che soffrono.
E’ immorale per me spendere 26 miliardi di euro in Difesa come abbiamo fatto lo scorso anno, mentre non troviamo soldi per la sanità e la scuola in questa Italia.
E’ immorale spendere 15 miliardi di euro per i cacciabombardieri F-35 che potranno portare anche bombe atomiche, mentre abbiamo 1 miliardo di affamati nel mondo.
E’ immorale il colossale piano dell’Esercito Italiano di ‘digitalizzare’ e mettere in rete tutto l’apparato militare italiano, un progetto che ci costerà 22 miliardi di euro,mentre abbiamo 8 milioni di italiani che vivono in povertà relativa e 3 milioni in povertà assoluta.
E’ immorale permettere sul suolo italiano che Sigonella diventi entro il 2015 la capitale dei droni e Niscemi diventi il centro mondiale di comunicazioni militari, mentre la nostra costituzione ‘ripudia’ la guerra come strumento per risolvere le contese internazionali.
Mi appello a tutti i gruppi, associazioni, reti, impegnati per la pace , a mettersi insieme, a creare un Forum nazionale come abbiamo fatto per l’acqua. Cosa impedisce al movimento della pace, così ricco, ma anche così frastagliato, di mettersi insieme, di premere unitariamente sul governo e sul Parlamento?
E’ perché siamo così divisi che otteniamo così poco.
Dobbiamo unire le forze che operano per la pace, partendo dalla Lombardia e dal Piemonte come stanno tentando di fare con il convegno a Venegono Superiore(Varese) , fino alla Sicilia dove è così attivo il movimento pacifista contro il MUOS a Niscemi.
Solo se saremo capaci di metterci insieme , di fare rete, credenti e non, ma con i principi della nonviolenza attiva, riusciremo ad ottenere quello che chiediamo.
Alex Zanotelli
L’editoriale dell’ultimo aggiornamento del sito www.ildialogo.org reca la firma di Alex Zanotelli. Condividiamo e sottoscriviamo quanto è scritto sotto. Ulteriori informazioni e indicazioni possono essere reperite consultando i siti – riportati verso la fine dell’articolo – che propongono campagne e iniziative per un’uscita dal debito, ben diversa da quella proposta dagli attuali governanti e dai partiti che li sostengono.
Ho riflettuto a lungo come cristiano e come missionario, nonchè come cittadino, sulla crisi economico-finanziaria che stiamo attraversando, e sono riandato alla riflessione che noi missionari avevamo fatto sul debito dei paesi impoveriti del Sud. Per noi i debiti del Sud del mondo erano ‘odiosi’ e ‘illegittimi’ perché contratti da regimi dittatoriali per l’acquisto di armi o per progetti faraonici, non certo a favore della gente. E quindi non si dovevano pagare! “E’ immorale per noi paesi impoveriti pagare il debito” – così affermava Nyerere, il ‘padre della patria ‘ della Tanzania, in una conferenza che ho ascoltato nel 1989 a Nairobi (Kenya). Quel debito – spiegava Nyerere – non lo pagava il governo della Tanzania, ma il popolo tanzaniano con mancanza di scuole e ospedali. La nota economista inglese N. Hertz nel suo studio Pianeta in debito, affermava che buona parte del debito del Sud del mondo era illegittimo e odioso.
Perché abbiamo ora paura di applicare gli stessi parametri al debito della Grecia o dell’Italia? Nel 1980 , il debito pubblico italiano era di 114 miliardi di euro, nel 1996 era salito a 1.150 miliardi di euro ed oggi a quasi duemila miliardi di euro. “Dal 1980 ad oggi gli interessi sul debito – afferma F.Gesualdi – hanno richiesto un esborso in interesse pari a 2.141 miliardi di euro!” Lo stesso è avvenuto nel Sud del mondo. Dal 1999 al 2004 i paesi del Sud hanno rimborsato in media 81 miliardi di dollari in più di quanto non ne avessero ricevuto sotto forma di nuovi prestiti.
E’ la finanziarizzazione dell’economia che ha creato quella ‘bolla finanziaria’ dell’ attuale crisi. Una crisi scoppiata nel 2007-08 negli USA con il fallimento delle grandi banche, dalla Goldman Sachs alla Lehman Brothers, e poi si è diffusa in Europa attraverso le banche tedesche che ne sono state i veri agenti, imponendola a paesi come l’Irlanda, la Grecia…”Quello che è successo dal 2008 ad oggi – ha scritto l’economista americano James Galbraith – è la più gigantesca truffa della storia.”
Purtroppo la colpa di questa truffa delle banche è stata addossata al debito pubblico dei governi allo scopo di imporci politiche di austerità e conseguente svendita del patrimonio pubblico. Queste politiche sono state imposte all ’Unione Europea dal ‘Fiscal Compact’ o Patto Fiscale , firmato il 2 marzo 2012 da 25 dei 27 capi di Stato della UE. Con il Fiscal Compact si rendono permanenti i piani di austerità che mirano a tagliare salari, stipendi, pensioni, a intaccare il diritto al lavoro, a privatizzare i beni comuni. Per di più impone il pareggio in bilancio negli ordinamenti nazionali. I governi nazionali dovranno così attuare, nelle politiche di bilancio, le decisioni del Consiglio Europeo, della Commissione Europea e soprattutto della Banca Centrale Europea(BCE) che diventa così il vero potere’ politico’ della UE. Il potere passa così nelle mani delle banche e dei mercati. La democrazia è cancellata. L’ ha affermato la stessa Merkel: ”La democrazia deve essere in accordo con il mercato.” Siamo in piena dittatura delle banche.
E’ il potere finanziario che ha imposto come presidente della BCE, Mario Draghi, già vicepresidente della Goldman Sachs, (fallita nel 2008!) e a capo del governo italiano Mario Monti, consulente della Goldman Sachs e Coca-Cola, nonché membro nei consigli di amministrazione di Generali e Fiat. (Monti fa parte anche della Trilaterale e del Club Bilderberg) .Nel governo Monti poi molti dei ministri siedono nei consigli di amministrazione dei principali gruppi di affari della Penisola: Passera , ministro dello Sviluppo Economico, è ad di Intesa San Paolo; Fornero, ministro del lavoro , è vicepresidente di Intesa San Paolo; P.Gnudi, ministro del Turismo, è amministratore di Unicredit Group; Piero Giarda, incaricato dei Rapporti con il Parlamento, è vicedirettore del Banco Popolare e amministratore di Pirelli. Altro che ‘governo tecnico’: è la dittatura della finanza!
Infatti sotto la spinta di questo governo delle banche, il Parlamento italiano ha votato il ‘Patto Fiscale’, il Trattato UE che impone di ridurre il debito pubblico al 60% del PIL in vent’anni. Così dal 2013 al 2032, i governi italiani , di destra o sinistra che siano, dovranno fare manovre economiche di 47-48 miliardi di euro all’anno ,per ripagare il debito. “Noi italiani siamo polli in una macchina infernale – commenta giustamente F. Gesualdi – messa a punto dall’oligarchia finanziaria per derubarci dei nostri soldi con la complicità della politica.” E ancora più incredibile è il fatto che sia stato proprio il Parlamento , massima istituzione della democrazia, a mettere il sigillo “a una interpretazione del tutto errata della crisi finanziaria, ponendola nell’eccesso di spesa dello Stato, soprattutto della spesa sociale- così pensa L. Gallino. La crisi, nata dalle banche, è stata mascherata da crisi del debito pubblico.”
Il problema non è il debito pubblico (anche se bisogna riflettere per capire perché siamo arrivati a tali cifre!), ma il salvataggio delle banche europee che ci è costato almeno 4mila miliardi di dollari , a detta dello stesso presidente della UE, Barroso (Sembra che il salvataggio delle ‘banche americane’ fatto da Obama sia costato su 14mila miliardi di dollari!) .
E’ chiaro che non possiamo accettare né il Patto fiscale della UE, né la sua ratifica fatta dal Parlamento italiano ,né la modifica costituzionale dell’articolo 81 ,perché a pagarne le spese sarà il popolo italiano.
C’è in Europa una nazione che ha scelto un’altra strada:l’Islanda. La nostra stampa non ne parla. L’Islanda pittosto che salvare le banche (non avrebbe neanche potuto farlo, dato che i suoi debiti si erano gonfiati fino a dieci volte del suo PIL!), ha garantito i depositi bancari della gente ed ha lasciato il suo sistema bancario fallire, lasciando l’onere ai creditori del settore piuttosto che ai contribuenti. E la tutela del sistema di welfare, come scudo contro la miseria per i disoccupati, ha contribuito a riportare la nazione dal collasso economico verso la guarigione. E’ vero che l’Islanda è un piccolo paese ma può aiutarci a trovare una strada per tentare di uscire dalla dittatura delle banche .
Per questo suggeriamo alcune piste per una seria riflessione e conseguente azione:
Sono solo dei suggerimenti per preparare un piano serio ed efficace per uscire dalla dittatura delle banche.
Per chi è interessato alle campagne in atto per un’altra uscita dal debito, consulti: smonta il debito, www.cnms.it ; rivolta il debito, www.rivoltaildebito.org; no debito, www.nodebito.it.
Se ci impegniamo, partendo dal basso e mettendoci in rete, a livello italiano ed europeo, il nuovo può fiorire anche nel vecchio Continente.
Da parte mia rifiuto di accettare un sistema di apartheid mondiale dove il 20% della popolazione mondiale consuma l’80% delle risorse: un pianeta con un miliardo di obesi tra i ricchi, e un miliardo di affamati tra gli impoveriti, e dove ogni minuto si spendono tre milioni di dollari in armamenti e nello stesso minuto muoiono per fame la morte di quindici bambini.
Il mercato, la dittatura della finanza si trasformano allora “ in armi di distruzione di massa”, dice giustamente J. Stiglitz, premio Nobel dell’economia. “Il potere economico-finanziario lascia morire –afferma F. Hinkelammert – e il potere politico esegue….Entrambi sono assassini.”
Diamoci da fare perché vinca invece la vita!
Napoli, 18 novembre 2012
Alex Zanotelli