L’ora di religione è il titolo di un film di Marco Bellocchio, decisamente fra i meno riusciti del regista piacentino, anche se gli valse il premio della giuria ecumenica al festival di Cannes del 2002. Ma non è di cinema che intendo parlare, bensì della nostra prosaica realtà.
Mesi fa il viceministro Adolfo Urso (PdL, di area finiana) propose di istituire l’ora di religione islamica a scuola. Il vicepresidente della comunità religiosa islamica italiana, l’imam Yahya Pallavicini, ha salutato in modo positivo la proposta. Pare che anche D’Alema si sia dichiarato favorevole. Da coerente e pervicace leghista si è invece dichiarato fermamente contrario Luca Zaia – attuale governatore della Regione Veneto – il quale ha rilanciato la proposta dell’ora di religione cattolica obbligatoria per gli studenti islamici: “Serve a far capire a loro perché noi siamo così”, ha spiegato. Di parere negativo pure Mario Baccini (cristiano ex UDC, ora PdL): “La proposta Urso non merita nemmeno considerazione: bisogna prima parlare del sano principio di reciprocità tra Paesi: dove c’é una moschea ci dev’essere una chiesa”, ha affermato. (Ma l’on. Baccini, da avveduto cristiano, non dovrebbe ricordarsi che qualcuno una volta ha detto: “A chi ti percuote sulla guancia, porgi anche l’altra; a chi ti leva il mantello, non rifiutare la tunica”?).
Più recente è invece la sentenza del Consiglio di Stato nella quale è stato espresso parere favorevole al fatto che l’insegnamento della religione cattolica contribuisca alla determinazione del credito scolastico, con l’ovvia conseguenza che coloro che non seguono l’ora di religione non potranno usufruire di tale credito. Il ministro dell’Istruzione Gelmini ha esultato, in quanto i giudici amministrativi hanno ribaltato una precedente sentenza del Tar del Lazio che l’anno scorso bloccò le ordinanze emanate dall’ex ministro Giuseppe Fioroni (PD), nelle quali si affermava appunto che anche l’insegnamento della religione cattolica avrebbe contribuito alla dote in punti che i ragazzi raccolgono nell’ultimo triennio in vista della maturità (rimane vivo il sospetto che tale ordinanza sia un escamotage per frenare l’emorragia di studenti da queste lezioni).
Si ha le netta sensazione che tutto ciò abbia molto a che fare con i maneggi politici (il cui profilo può apparire alto o basso, secondo i gusti) per ingraziarsi la CEI e poco o nulla con la religione. Ricordiamo che la questione dell’insegnamento della religione cattolica si è creata nel nostro Paese col concordato fascista del ’29. Da allora, si è andata configurando una categoria particolarissima di docenti designati dalla Chiesa cattolica, ma stipendiati dallo Stato. Questa situazione, rimasta invariata con l’avvento della repubblica, è stata ribadita nel 1984 in occasione della revisione del concordato dall’allora capo del governo Bettino Craxi.
Oggi c’è l’ora di religione cattolica per i cattolici e domani magari quella islamica per gli islamici; e cosa diranno a questo punto gli ebrei, i testimoni di Geova, i buddhisti, i new agers? Chiudo con una modesta proposta: se è vero, come è vero, che ci stiamo incamminando verso una società interculturale e interreligiosa, non sarebbe più sensato, anziché perseverare in una lottizzazione dell’istruzione religiosa da parte delle varie confessioni, pensare a uno studio del sentimento e dell’esperienza religiosa (come nasce e come si sviluppa) rivolto a tutti, credenti e praticanti di questa o quella religione, così come ai non credenti, agli atei, agli agnostici e ai perplessi, con insegnanti regolarmente reclutati come nelle altre discipline?
Scriblerus